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pacchetto sicurezza

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Messaggio Da libero pensatore Sab Giu 27, 2009 6:45 pm

riguardo al pacchetto sicurezza ritengo interessante questo documento di riflessione (è un po' lungo ma val la pena di leggerlo) voi siete d'accordo?
i diritti fondamentali della persona
Il “Pacchetto Sicurezza” mette a rischio


Pubblichiamo il Documento sottoscritto da: Azione Cattolica Ambrosiana, Acli,
Comunità di S. Egidio, Gruppo Promozione Donna, Movimento dei Focolari.






In merito al “pacchetto sicurezza” e alle norme relative all’immigrazione e preoccupati per il concreto rischio di vedere messi in discussione alcuni tra i diritti umani fondamentali, proponiamo le seguenti riflessioni.

È per noi già fonte di perplessità ricorrere all’uso del termine “sicurezza” mettendolo in relazione alle modifiche delle norme sui ricongiungimenti familiari e sul riconoscimento dello status di rifugiato politico: quasi che queste regole possano avere a che fare con la sicurezza dei cittadini e non, invece, essere considerate provvedimenti di un eventuale “pacchetto famiglia”.

La lunga serie di divieti, poi, declinati nel Disegno di legge n. 733/08, sembra far prevalere una logica repressiva, mirante a “rendere la vita impossibile” allo straniero che si trovi in situazione di irregolarità dal punto di vista dell’ingresso o del soggiorno.

Lo dimostrano, ad esempio, alcuni provvedimenti oggetto di dibattito, suscettibili ancora di modifica e/o ratifica, relativi a chi non è in possesso del permesso di soggiorno:

- divieto di accedere agli atti dello stato civile; divieto di accedere ai servizi sociali; divieto di contrarre matrimonio e di inviare i soldi in patria tramite money trasfer; inoltre:

- soppressione del divieto per il personale sanitario di segnalare la presenza dello straniero irregolare che chieda di essere assistito;

- introduzione del reato di clandestinità sanzionato con un’ammenda da 5.000 a 10.000 euro;

- possibile prolungamento dei tempi di trattenimento nei Centri di identificazione e di espulsione (CIE);

- impossibilità di ottenere l’iscrizione anagrafica (che per i comunitari costituisce il provvedimento equipollente al permesso di soggiorno) in assenza di una abitazione conforme ai regolamenti comunali.



Se le norme passassero, l’Italia rinnegherebbe, di fatto, alcuni diritti fondamentali della persona, che si è invece impegnata a tutelare in sede di convenzioni internazionali.



Rispetto alle proposte contenute nel pacchetto sicurezza, almeno tre sono gli interrogativi che riteniamo vadano posti al legislatore e all’opinione pubblica:



a) Nel Disegno di legge non viene indicata nessuna norma volta a ridurre il fenomeno dell’irregolarità.

Questa, nel nostro Paese, ha raggiunto il numero di 650.000 persone, non solo per la elevata pressione migratoria, ma soprattutto per l’irrazionalità dell’attuale sistema di regolazione. Su questo punto, occorre superare una “grande ipocrisia” secondo la quale si può fare ingresso in Italia solo dopo la stipula del contratto di lavoro, un “dopo” che rischia di non avvenire mai o troppo tardi.

Forse va studiato un diverso meccanismo per far incontrare domanda e offerta una volta giunti nel nostro Paese. Fino a che questo nodo non sarà sciolto, gli interessi convergenti della pressione migratoria e del sistema imprese\famiglie faranno sì che l’Italia si riempia di lavoratori irregolari, in attesa per anni di “essere regolarizzati” (previo ritorno in patria) con il farraginoso sistema dei flussi.



b) Le norme sembrano ignorare che l’ingresso e il soggiorno irregolari non sono semplicisticamente catalogabili come forme di “illegalità”: chiunque, per il solo fatto di essere una persona umana, porta con sé un bagaglio minimo di diritti, che devono essere rispettati; diritti scritti a chiare lettere nell’art. 2 del Testo Unico dell’immigrazione: il diritto alla salute, a un minimo di assistenza sociale, alla scuola per i figli, a difendersi in giudizio contro un eventuale provvedimento di espulsione ecc. Il divieto di matrimonio (non quelli fasulli ovviamente), il divieto di accedere comunque ai servizi sociali o addirittura di denunciare allo stato civile la nascita del figlio, così come le altre norme richiamate, non paiono per nulla rispettose di tale principio.



c) Infine, queste norme - come tutte quelle dettate da esigenze di immagine e di consenso - non appaiono immuni da elementi di irrazionalità.

Se la “penalizzazione” dell’ingresso illegale venisse davvero applicata, si prospetterebbero in Italia 650.000 processi, volti a comminare sanzioni pecuniarie che nessuno straniero vorrà o potrà pagare, e che comunque si svolgeranno a totale carico dei contribuenti, ivi compresa l’assistenza legale agli imputati mediante il gratuito patrocinio.

Terminati detti processi, gli impedimenti all’espulsione materiale dello straniero resterebbero esattamente quelli che erano prima: difficoltà di trovare un mezzo per il rimpatrio, di reperire le somme per pagare il mezzo, di concordare il rimpatrio con lo Stato di appartenenza.



Aggiungiamo che, nel frattempo, i “colpevoli” saranno entrati in contatto con migliaia di pubblici ufficiali (medici, infermieri, insegnanti, ecc.) i quali dovrebbero presentare denuncia e che, se non lo facessero, rischierebbero, a loro volta, un processo per violazione dell’art. 361 codice penale. Quel che ne risulta è una illogica moltiplicazione di attività giudiziarie senza che la questione della irregolarità possa con questo fare un passo neppure minimo verso la soluzione.

A meno che non si varino norme dal valore simbolico, nella tacita speranza che le stesse non vengano effettivamente rispettate e fatte applicare dai giudici: con il risultato di infliggere un colpo davvero mortale al già debole senso dello Stato e della legalità.

Infine, nei confronti della pressione migratoria, l’effetto “dissuasivo” dell’una o dell’altra legge è sempre stato praticamente nullo, come ben dimostra la vicenda di questi mesi, quando un progressivo irrigidimento delle norme ha coinciso con un aumento vertiginoso degli sbarchi.

Di fronte a questa situazioni, non ci appelliamo al pur importante dovere comune di solidarietà, ma alla ricerca di soluzioni efficienti e razionali, quale dovere primario della politica.

L’esasperazione della logica repressiva (per esempio rinchiudere nei CIE, per mesi e mesi, 650.000 persone in attesa di rimpatrio) non è né efficiente né razionale, perché nessun fenomeno complesso può essere regolato in quella sola logica.

Occorre invece porre in essere un’intelligente politica di incentivi al rispetto della regolarità, che preveda, ad esempio, il prolungamento del permesso di soggiorno per chi dimostra stabilità di occupazione e l’abolizione del divieto di reingresso per chi ottempera all’espulsione e regolarizza la sua posizione.

Per fare questo occorre però che venga messa da parte la pretesa di leggere qualsiasi fenomeno sociale nella sola ottica della sicurezza e che si mettano in atto anche quegli interventi promozionali, di sostegno e di integrazione, quali vie positive e lungimiranti per edificare nel tempo una società inevitabilmente multietnica e multiculturale.

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Messaggio Da libero pensatore Gio Lug 02, 2009 12:05 pm

ciao, volevo solo invitarvi a seguire le notizie inerenti l'approvazione di questa legge che viene votata in questi giorni (il fatto che il governo continui a chiedere il voto di fiducia su argomenti sociali come questo anzichè permettere ai singoli parlamentari di esprimersi secondo coscienza e per apporre delle modifiche non mi sembra affatto un buon segno) voi che ne pensate?
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Messaggio Da libero pensatore Sab Lug 11, 2009 4:36 pm

ciao, apprendo con piacere che (forse anche grazie alle numerose critiche da parte della Chiesa e associazioni) dopo aver approvato la legge, ora si faranno emendamenti per permettere a stranieri irregolari ma con lavoro, di essere regolarizzati e assunti regolarmente! Spero che stavolta ne facciano una giusta!

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Messaggio Da libero pensatore Lun Ago 10, 2009 4:07 pm

da Libero News di oggi estraggo il seguente articolo riguardante il recente decreto dulla sicurezza:
CICLISTA PASSA COL ROSSO, -6 PUNTI DALLA PATENTE
BERGAMO - Centocinquanta euro di multa e sei punti in meno sulla patente, per un'infrazione commessa in bicicletta. Vittima delle nuove norme introdotte dal decreto sicurezza, che ha inasprito le sanzioni anche per alcune infrazioni al Codice della strada, è stato ieri pomeriggio a Bergamo un imprenditore di 43 anni, che ha attraversato un incrocio passando con il rosso. E' successo intorno alle 17 in via Baioni. Il ciclista ha svoltato a destra in una strada a fondo chiuso, ma si è imbattuto in una pattuglia della polizia stradale che, applicando alla lettera le nuove norme entrate in vigore meno di 48 ore prima, ha inflitto 150 euro di multa al malcapitato, decurtandogli sei punti dalla patente. All'imprenditore, che al momento si è rifiutato di firmare il verbale, non è rimasto altro da fare che prendere atto della nuova legge e pagare la sanzione.

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Messaggio Da libero pensatore Gio Set 17, 2009 7:13 pm

un'altra novità per i ciclisti: hanno iniziato a multare e togliere punti anche ai ciclisti che usano il cellulare mentre pedalano!
attenzione!

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Messaggio Da pietro giorgio zoppellaro Dom Feb 20, 2011 6:38 pm

Vi erano opinioni diverse sull'utilità della caserma dei caribinieri io rimango sempre dell'opinione che importante avere la presenza delle forze dell'ordine sul territorio enon tanto una caserma che aumenta i costi e non porta forze nuove ma solo militari tolti ai vicini distretti. Dimostrazione atti vandalici alla chiesetta del Castagno posta di fronte alla caserma dei caribinieri

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Messaggio Da libero pensatore Mer Ott 05, 2011 11:55 pm

Apprendiamo dai giornali di oggi che a Barletta 5 donne operaie sono morte per il crollo di un palazzo ove era presente un laboratorio di confezionamento magliette. Le lavoratrici lavoravano in nero dalle 8 alle 14 ore al giorno, prendendo meno di 4 euro l'ora. L'azienda era sconosciuta all'Inps ed erano giorni che si udivano scricchiolii e si vedevano crepe, con richieste di sopraluogo senza esito.
Questo è ciò che si chiama sicurezza sul lavoro, lotta all'evasione? Ma intanto a pagare sono state 5 persone e le loro famiglie!

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Messaggio Da libero pensatore Mer Gen 14, 2015 12:11 pm

sul link
http://www.occhisulsociale.it/societ%C3%A0/quando-la-parola-%C3%A8-come-spada-br-e-si-risponde-coi-fucili-1.102337
potete visualizzare un intervento di don Walter Magnoni, responsabile della Pastorale Sociale Lavoro della diocesi inerente i  recenti fatti di Parigi .

Per comodità propongo l'articolo:

Riflessione
Quando la parola è come spada
e si risponde coi fucili
Matite spezzate, sangue versato, orrore suscitato, paura generata, indignazione creata. Ma il desiderio di libertà supera ogni violenza e la reazione dei francesi dice l'unanimità della condanna.
di Walter Magnoni
8.01.2015
Il 2015 è appena iniziato e già ci arrivano immagini agghiaccianti di morti assurde, almeno ai nostri occhi.
L’attacco al settimanale satirico francese Charlie Hebdo e le almeno dodici persone uccise lasciano tutti senza fiato. Alcuni uomini incappucciati, forse tre, sparano e poi se ne vanno. Perché tutto questo?
Questo settimanale, in passato è stato tante volte al centro di polemiche per la sua satira graffiante, però una risposta così violenta lascia basiti.
Ancora una volta comprendiamo come le parole sono sempre taglienti e possono dare fastidio. Però, se pensiamo che immagini e frasi siano offensive o fuori luogo, abbiamo molti strumenti che il diritto ci offre per opporci a quello che riteniamo essere ingiusto e offensivo.
Da sempre la satira innervosisce qualcuno. Talora è un modo intelligente per denunciare fatti e persone o per mettere in ridicolo situazioni non corrette. Altre volte la satira è stata strumento prepotente e distruttivo delle persone.
In ogni caso nulla giustifica mai l’uso della violenza.
Questi fatti non hanno nulla a che fare con la religione, malgrado pare che gli attentatori si siano rifatti ad Allah. Ma il fanatismo è altra cosa e le parole di Dalil Boubakeur, presidente del Consiglio francese per il culto musulmano, sono eloquenti: «A nome dei musulmani di Francia, nella loro quasi unanimità, sono qui per condannare l’orrore di questo crimine indicibile».
Le immagini sono atroci e aprono interrogativi: come possono gli uomini lasciarsi impadronire così tanto da voglie omicide? Cosa muove il cuore degli assassini? Perché l’ideologia resta una tentazione dell’uomo di sempre?
I cristiani sanno bene che alcune parole possono suscitare ire omicide. Lo narra la storia dei martiri che da Stefano non si è mai interrotta e continua ancora oggi in tanti luoghi del mondo.
La sfida di ogni tempo e quindi anche di questa fase storica riteniamo che consista nel formare coscienze in grado di comprendere sempre la sacralità della vita. Il lavoro paziente da compiere è di tipo educativo e chiede di far entrare nel cuore delle nuove generazioni il senso della giustizia e il rispetto della dignità della persona.
Imparare a rispettare le idee altrui, a combattere col diritto le parole irriverenti, a non cedere all’uso della violenza, sono percorsi mai conquistati del tutto. Non sono bastati i conflitti mondiali del ‘900 per spiegare che la violenza è sempre via miope e senza sbocco per l’avvenire.
Occhi sul sociale osserva, ma non può tacere, così come crediamo si debba fare ogni qual volta il rumore delle armi vuole prevalere.

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